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25/08/2017

Spizzichi di storia – La “Vetraria” di Parma

Quinto appuntamento con la nostra rubrica “Spizzichi di storia”: oggi riportiamo un articolo tratto da L’Italia Cooperativa del 20 febbraio 1955: “Nostre cooperative in linea. Nobili ideali e spirito pratico dettero vita alla “Vetraria” di Parma”.
Sorta nel 1949 ad iniziativa di nove operai stanchi delle esigenze padronali, possiede oggi attrezzature laboratori per la tagliatura, la molatura e la smerigliatura del vetro – il lusinghiero apprezzamento di una commissione franco-belga.
Parma, febbraio 1955. Tutto avviene come nelle belle fiabe che raccontano ai bambini, ove il mesero che non mangia ogni giorno e veste di stracci riesce a far fortuna o trova un tesoro e costruisce un palazzo ricco d’oro e di luci.
Il ragazzino, allora, sbarra gli occhi e rimane di primo acchito incredulo; poi pensa che in effetti simile avventura può capitare davvero e si fa lieto e contento. Ecco, con una specie di traslato non ha fatto che riassumere la mèta della formula cooperativa, formula che in ogni caso dà frutti fecondi e mai si arresta di fronte agli scogli iniziali, perché è opera di reciproca intesa ed ha alla base di ogni attività l’interesse comune.
Vi par possibile che tanti sforzi nella stessa direzione debbano fallire? E quando il fine, oltreché essere di natura economica, è anche di natura sociale?
La Cooperativa Vetraria di parma rende più che mai veritiero l’assunto precedente.
Nel 1949 un gruppo di novi operai specializzati vetrari, stanchi delle esigenze padronali, pensò di dare vita ad una forma sociale per la quale tutti optarono, cioè la forma cooperativa.
“Cerchiamo anche noi – essi dissero – di diventare proprietari e di avere proventi interamente nostri e nello stesso tempo, aumentando la produzione, operare da calmiere sul mercato dei lavori in vetro”.
Dal pensiero all’azione il passo fu breve. I nove operai si licenziarono, accumularono le indennità, impegnarono buona parte di quanto possedevano e diedero il primo colpo di mola alle lastre di cristallo.
La cooperativa, è da sapere, non produce il vetro bensì compie il secondo stadio della produzione, quello della rifinitura: tagliatura, molatura, verniciatura ed argentatura per gli specchi.
Il primo presidente della cooperativa, sig. Cazzulani, fu l’animatore dell’impresa e specialmente alla sua opera si deve molto di quanto è stato fatto. Egli progettò l’impresa e la partecipò ai compagni di lavoro e, nei primi tempi, li incitò a non desistere, per quanto non fosse possibile portare a casa la pur minia busta.
I soci, per le esigenze della vita, dovettero arrabattarsi con ulteriori debiti e sacrifici di ogni sorta. Bisognava acquisire i fidi in banca e la fiducia nella clientela, la quale gravitava saldamente nell’orbita delle vecchie ditte. Furono affittatati due stanzoni all’interno di un cortile di via Fratti, nella zona di circonvallazione della città, per il reparto della tagliatura e molatura, con annessi piccoli vani per la argentatura e smerigliatura.
Il reparto tagliatura faceva pure da magazzino ma, col passare del tempo, la cooperativa conquistò il mercato, ed allora fu affittato un nuovo vasto ambiente dirimpetto al reparto tagliatura per adibirlo a magazzino del vetro greggio. Ora molte casse di lastre s’allineano fuori, nel vicolo, in attesa che il prodotto ricoverato venga smaltito con le consegne.
Per il servizio di trasporto vi sono due automezzi, uno per la provincia e l’altro per la città.
La cooperativa lavora per le maggiori imprese edili della provincia, per mobilifici, ed è specializzata nel montaggio di cristalli temperati.
Cenni sulla lavorazione
Due anni fa una commissione francese-belga, in visita alla cooperativa, rimase bene impressionata del complesso aziendale e si espresse con parole lusinghiere.
La Confederazione è lieta di ospitare sotto la propria egida tale cooperativa ed è certo che questa opererà sempre affinché dia un chiaro esempio di quanto l’ideale cooperativistico può e riesce a compiere.
Il reparto tagliatura ha nel mezzo un vasto tavolo sul quale i tagliatori si alternano. Scricchiola il diamante sulle lastre spesse che vengono ridotte nelle forme volute, per essere passate poi alla molatura e, a seconda degli usi, alla verniciatura o trattate col preparato per gli specchi.
Il reparto molatura sta di fianco al primo. Oltre alle mole vi sono torni a ghisa a pietra ed a sughero. C’è poi una particolare macchina impiegata per fare il filo grezzo ai cristalli che hanno i lati curvilinei, non potendo la macchina comune penetrare nel concavo.
Il reparto ha molta affinità col laboratorio di un vasaio. Le mole piccole poste su di un sostegno basso girano a pieno ritmo, ma è la lastra di vetro che si maneggia non l’abbozzo di terracotta che prenderà forma.
Nel mezzo, la stufa per l’acqua distillata. L’acqua distillata è ingrediente importante per l’argentatura, e si è pensato di produrla piuttosto che acquistarla, essendosi notato un certo risparmio oltreché il vantaggio del riscaldamento dell’ambiente.
La lastra, dopo la molatura, viene tersa con ossido di ferro e se deve essere argentata è sottoposta, prima del trattamento con l’acqua distillata, a lavaggio con acqua pura dato il timore di eventuali macchie nella luce dello specchio.
Passiamo al reparto argentatura, ove la macchina a bilico tiene l’intero spazio del vano. Tale macchina argenta con un processo semplicissimo. Le lastre vengono introdotte con acqua distillata. La macchina, che ha la forma di un normale tavolo, oscilla in modo che l’acqua distillata si sparga uniformemente sulla superficie della lastra e tolga le ultime impurità. Terminato il lavaggio, si aprono ai lati diversi fori atti ad espellere l’acqua. S’introduce successivamente il preparato per l’argentatura e la macchina riprende ad oscillare per trenta minuti alla temperatura di ventitré - ventiquattro gradi. Si compie così – semplicemente – il processo di argentatura dei cristalli.
La fabbricazione dell’acqua distillata è altrettanto semplice. Dalla stufa, cui ho accennato, salgono tubi con all’interno la serpentina. Essi vanno a confluire in un recipiente cilindrico ove preventivamente era stata introdotta acqua fredda. L’acqua venuta al contatto col vapore si trasforma in acqua distillata.
Siamo giunti all’ultima tappa, il reparto smerigliatura, ove si fanno le decorazioni. Un compressore comprime aria in una cassa con sabbia di mare; da essa escono – a pressione – sabbia e aria per smerigliare. L’aspiratore, altra macchina del reparto, serve per assorbire i residui di sabbia, espellendola all’esterno.
“Dica pure che andiamo d’accordo”
Il sig. Ugo Mora, Vice Presidente ed amministratore, accenna alla sua passata attività calcistica nei ranghi del Parma A.S. di molti anni fa e mostra gruppi e ed individuali sui campi di gioco. – Erano bei tempi quelli, soprattutto perché si era giovani – esclama – ma lo stesso affiatamento che trovai allora esiste qui, in tutt’altra attività. Dica pure che andiamo d’accordo – ed io aggiungo che con l’accordo fecondi saranno i risultati – ed il futuro sempre più nitido. (Giovanni Favalesi)”.