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30/11/2018

Cooperazione sociale: etica, comunità, persone

Si è svolto ieri pomeriggio, presso l’Abbazia di Valserena – CSAC Università di Parma, il convegno dal titolo “Cooperazione sociale: etica, comunità, persone”, organizzato da Confcooperative Federsolidarietà Parma con l’importante obiettivo di riflettere sullo stato attuale della cooperazione sociale, riportando anche alcune buone pratiche del territorio parmense. 
 
L’incontro è stato aperto da Roberta Lasagna, Presidente di Confcooperative Federsolidarietà Parma e vice Presidente Federsolidarietà Emilia Romagna, che ha messo in luce la necessità di riflettere su questo importante tema mettendo al centro, anche quando si parla di profit, le relazioni e le persone.
Credo sia importante” ha esordito “per proiettare lo sguardo oltre i confini locali, partire da essi, facendo il punto di traguardi, originalità, orientamenti per poi metterci a confronto con il mondo più vasto. Per creare lavoro, innovare l'impresa, rafforzare il territorio, producendo valore, può essere utile, per dirla con un’espressione entrata nell’uso, imparare ad ibridare coniugando le caratteristiche tipicamente produttive e commerciali con quelle sociali e comunitarie, massimizzando, accanto al profitto, la qualità delle relazioni con chi lavora, con l’ambiente, con la comunità di appartenenza  –  attori sociali, portatori di interesse e istituzioni territoriali.
Roberta Lasagna ha concluso il suo intervento introducendo il moderatore Luca Dal Pozzo e i relatori del seminario. 
 
Luca Dal Pozzo, Presidente di Confcooperative Federsolidarietà Emilia Romagna, ha espresso la soddisfazione per l’occasione che questo evento rappresenta, primo nel suo genere a livello regionale: “La Federsolidarietà Emilia Romagna supera, come numero di aderenti, le 400 cooperative e ognuna di esse è un microcosmo dove si crea democrazia e economica e che partecipa alla creazione di un beneficio sociale che, in questo momento, qualcuno mette in discussione: oggi parte del consenso sociale, almeno da quanto ci dicono i media, sembra essere in calo. Ma è in calo realmente? Io credo che se le cooperative sociali sono fortemente radicate nelle loro comunità locali, questo sarà un vento passeggero: se invece non si crea legame col territorio, questo vento sradicherà e porterà via le cooperative. L’incontro di oggi ci serve proprio per capire come mantenere questo legame e lavorare insieme, in rete, per il benessere sociale.” 
 
Il primo intervento è stato quello di Guido Caselli, Direttore Centro Studi Unioncamere Emilia Romagna.
La relazione di Caselli riporta l’analisi della situazione socio-economica, socio-demografica e del welfare regionale, soffermandosi in particolare sulla situazione di Parma: “le cooperative hanno perso, negli ultimi 5 anni, il 3% delle imprese, mentre hanno visto un lieve aumento degli addetti: questo mediamente, perché le cooperative sociali hanno visto invece un grande aumento degli addetti e del fatturato.
I risultati delle cooperative sociali del nostro territorio sono, dunque, molto buoni poiché, all’aumentare del volume di affari, è cresciuta anche l’occupazione. 
Caselli si è poi soffermato sulla direzione che la crescita deve assolutamente prendere, che dovrà essere nell’ottica della sostenibilità ambientale, dello sviluppo tecnologico e del benessere delle persone. 
Per sfruttare le nuove opportunità del mercato è inoltre fondamentale, per le cooperative” ha concluso “sviluppare competenze tecniche e che le distinguano dalle altre realtà, ma soprattutto dedicarsi alla realtà circostante e cercando di migliorarla sempre di più.
 
A seguire, Franco Mosconi, Professore di Economia e Politica Industriale dell’Università di Parma, ha illustrato i possibili modelli di integrazione fra modello imprenditoriale profit e no profit.
L’intervento del prof. Mosconi prende avvio dalla crisi economica del 2008, che ha dato alle persone la consapevolezza che “la diseguaglianza è un problema: superata l’emergenza, ci si accorge che la diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza, per una società, è estremamente negativa.” In questo senso, in Italia la diseguaglianza è molto accentuata e questo è un dato preoccupante e negativo.
Per limitare la diseguaglianza occorre guardare in due direzioni: non solo lo sviluppo economico ma anche, insieme, la comunità e il suo benessere. 
Mosconi chiude mettendo in evidenza che, lungo la via Emilia, ci sono molte buone pratiche di intreccio tra profit e no profit, tra industria e persone: “questa è una regione che riesce a fare un principio di redistribuzione perché la manifattura crea molta ricchezza, c’è fiducia nella tecnologia e si lavora insieme, non solo come competitor ma anche collaborando e perseguendo gli stessi obiettivi di sviluppo territoriale, prendendosi cura degli altri.
 
In rappresentanza del mondo imprenditoriale etico, Filippo Di Gregorio della Dallara Automobili ha condiviso l’esperienza aziendale, che ha saputo intrecciare profit e visione etica, business e benessere del territorio.
Di Gregorio ha messo in evidenza come un’azienda “non si può considerare avulsa dal territorio: dovrebbe investire anche solo per una questione di ritorno ma c’è di più, perché la sfida oggi non è tra singole imprese ma tra sistemi territoriali, per cui lavorare ‘con’ e ‘per’ il territorio diventa imprescindibile.
Creare e rendere un sistema territoriale competitivo va a vantaggio dell’impresa: formazione, amministrazione e impresa dovrebbero lavorare insieme, e noi lo abbiamo fatto partendo dalla responsabilità sociale di impresa e dedicandoci al territorio, partendo dalla collaborazione con una scuola locale e mettendola in rete con le esigenze delle aziende, permettendo ai ragazzi di sviluppare competenze specialistiche e, contemporaneamente, formando figure professionali che porteranno benefici al territorio e alle sue realtà imprenditoriali.
Grazie anche a finanziamenti europei, un numeroso gruppo di studenti ha potuto beneficiare di formazione, tirocini ed esperienze lavorative all’estero: questo significa arricchire le competenze di chi vive e lavorerà nel territorio, di ragazzi che avrebbero rischiato di interrompere il percorso scolastico o di non trovare lavoro una volta terminate le scuole, limitando la disoccupazione giovanile sul territorio, incentivando la collaborazione tra le realtà imprenditoriali sia locali, sia di altri territori.
L’ultimo passo è stato affiancare all’azienda una Academy in grado di proporre laboratori didattici aperti alle giovani generazioni e molto altro” ha concluso Di Gregorio, “dove si studia, si sperimenta e si costruisce un futuro migliore per l’azienda e per il territorio in cui è inserita.” 
 
L’ultimo relatore è stato Stefano Granata, Presidente Confcooperative Federsolidarietà, che ha illustrato la necessità, per le cooperative sociali, di coniugare un’ottica di impresa a solidi valori etici e solidali. 
Granata spiega come le cooperative sociali abbiano contribuito allo sviluppo economico del Paese, senza beneficiare però di un conseguente ritorno in termini di reddito; inoltre, c’è sempre più bisogno di fornire risposte individualizzate alle richieste della comunità e questo mette in difficoltà il sistema cooperativo sociale. 
C’è però un elemento che va considerato” aggiunge Granata: “i nostri temi – bisogni, sociale, etica – stanno diventando temi anche del profit e questo non è un dato negativo, non è un ‘furto’, ma è un’occasione per lavorare in rete. È necessario, inoltre, un grande cambiamento culturale: non possiamo più solo lavorare per il bene della comunità, ma dobbiamo farlo in modo efficace, con un’ottica sostenibile, con competenza, con attenzione e preparazione.
Il modello economico della cooperazione sociale, riflette Granata, deve entrare attivamente nelle politiche di un territorio, lavorando per tutta la comunità in modo efficace e, per farlo, ha bisogno di un nuovo sguardo, non più assistenziale ma imprenditoriale. 
Dobbiamo tornare a essere cooperative sociali fino in fondo, oggi dobbiamo parlare di persone e non di utenti. Dobbiamo riscoprire l’orgoglio cooperativo” ha concluso “ e recuperare il consenso sociale, lavorando insieme alle persone per ricostruire il tessuto sociale di questo paese.
 
Sono poi stati presentati progetti di welfare ed esperienze del territorio di Parma, promossi dalla rete delle imprese sociali di Confcooperative. Hanno preso la parola:
  • Fabio Faccini, Presidente del Consorzio Solidarietà Sociale
  • Oreste De Pietro, consigliere e delegato al progetto Cooperativa Vivere e responsabile welfare Confcooperative Bologna
  • Sabrina Fornia, consigliere cooperativa sociale Gruppo Scuola
  • Lorenzo Sartori, Divisione Mercati Sviluppo Corporate Emilbanca
  • Giovanni Codeluppi, Presidente Terra e Sole cooperativa sociale
  • Laura Stanghellini, Presidente “la bula” cooperativa sociale
  • Maurizio Marciano, Presidente Saltatempo cooperativa sociale
 
In seguito al confronto con i rappresentanti delle cooperative di Parma, sono intervenuti Laura Rossi, Assessore al Welfare del Comune di Parma, e il Presidente della Provincia Diego Rossi: la loro presenza è stata il tassello fondamentale che ha confermato il riconoscimento della cooperazione sociale da parte delle istituzioni del territorio, nonché la volontà di collaborare per costruire un futuro migliore, amministrazioni, cooperative e imprese, insieme. 
 
Il seminario si è concluso con un momento conviviale aperto a tutti i partecipanti.