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01/02/2018

La cooperazione cattolica a Parma

Ieri nella sede di Confcooperative Parma, l’Associazione culturale di studi storici e sociali Giuseppe Micheli ha presentato il volume dal titolo “La cooperazione cattolica a Parma”.
L’evento di presentazione si lega anche all’anniversario della morte di Giuseppe Micheli, da cui l’Associazione prende il nome, persona più rappresentativa della storia politica parmense, che ebbe un ruolo fondamentale per lo sviluppo della cooperazione.
Andrea Gennari, direttore di Confcooperative Parma ha portato i saluti dell’Organizzazione, sottolineando che la nascita dell’Associazione Giuseppe Micheli è stata fortemente voluta da Confcooperative Parma per festeggiare i suoi 70 anni, ed avere una componente che con la necessaria autonomia si dedichi al mondo culturale locale, con particolare attenzione al movimento cooperativo.
Eugenio Caggiati, presidente dell’Associazione, ha moderato l’incontro, spiegando che il volume racconta della storia della cooperazione cattolica e della nascita di Confcooperative Parma nel novembre 1947. “L’idea di realizzare questo libro è nata per riuscire a ripercorrere le fasi della cooperazione che al nostro territorio ha dato e lasciato tanto e poterla valorizzare ancora di più” ha detto Caggiati.
Dopo un breve filmato, realizzato da Giorgio Cagozzi, in merito alla storia di Confcooperative Parma, sono seguiti gli interventi di Ubaldo Delsante e Pietro Bonardi che hanno collaborato e partecipato alla nascita del volume.
 
Ecco alcuni passaggi alla relazione di Ubaldo Delsante sulle origini del movimento cattolico nel Parmense:
"A partire dal 1900, Giuseppe Micheli, non ancora deputato (lo sarà dal 1908 quando prenderà il posto del defunto suocero Gian Lorenzo Basetti), appoggiandosi prevalentemente sui parroci della sua zona montana d’influenza politica, senza trascurare peraltro la pianura e il pedecolle, intraprende la capillare fondazione di una rete di società cooperative di vario genere, in aggiunta alle casse rurali, da quelle agricole a quelle di lavoro fra braccianti e muratori (sorte anche per poter prendere in appalto lavori pubblici per i quali lo stesso Micheli otteneva i finanziamenti pubblici), dai caseifici e latterie sociali al consumo fino al mutuo soccorso."
 
"Se si aggiunge poi che intorno alle cooperative fiorivano numerose manifestazioni, che ne celebravano i successi, si può apprezzare anche la funzione di rinforzo del senso di appartenenza alla comunità. Le feste patronali, le cerimonie di donazione degli utili in beneficenza, le inaugurazioni di sedi, le riunioni in occasione delle assemblee annuali creavano momenti di vita conviviale estremamente ricchi di valori condivisi."
 
La cooperazione per tanti "null’altro era che la trasposizione nell’ambito economico di quel principio di sussidiarietà che era stato fin dalle origini alla base del cattolicesimo sociale e che in un certo senso si perdeva in un ricordo che partiva dalla notte dei tempi e che propugnava una organizzazione sociale nata dal basso, fatta di federalismo e di autodeterminazione".